Roland Garros

Impresa Paolini al Roland Garros, ora Jasmine sogna la vittoria in finale – La Stampa

Parigi. Quest’anno va così: i francesi mettono il teatro, noi quasi tutto il cast.

Per lei finora solo acuti, mai una stecca dall’inizio del torneo, l’ultimo ieri in semifinale contro la ragazzina precoce Mirra Andreeva, rispedita – per ora – fra le quinte in due atti brevi, 6-3 6-1. «Sono felicissima, ma mi sembra impossibile», dice «Jas» sorridendo solare come fa sempre, perché «sono fatta così, anche quando le cose non vanno al meglio mi dico che devo essere soddisfatta».

A differenza di tante campionesse che il tennis lo soffrono, invece di goderselo. Quando la Schiavone si è presa Parigi, nel 2010 Jasmine era al Mirafiume Tennis Club «insieme a tutti gli altri ragazzini, fu una festa pazzesca».

Adesso la festa è lei, un party al quadrato visto che domani si gioca anche la semifinale di doppio a fianco di Sara Errani. «E Sara mi scuserà – scoppia a ridere, trascinante, cristallina – ma non mi ricordo proprio dov’ero quando in finale c’era lei».

Tosta, onesta, diretta, nata a Castelnuovo Garfagnana ma cresciuta a Bagni di Lucca, radici toscane, polacche, ghanesi, un puzzle che funziona. Fino allo scorso anno apparentemente destinata ad una carriera da mediana, esplosa per tutti a febbraio con la vittoria nel 1000 di Dubai.

Renzo Furlan, il suo coach, invece lo sapeva che dentro Jas c’era una luce diversa. E ha aspettato che si accendesse.

«Il suo percorso è iniziato tanto tempo fa – dice Renzo, ex n. Ora serve meglio, gestisce meglio le rotazioni, è più consapevole dei suoi mezzi, le è venuta più fame». Jasmine prima e dopo, Jasmine comunque uguale a Jasmine.

«Non è che da piccola non sognassi di arrivare qui – dice lei – ma era una cosa astratta, un sentimento poco chiaro. Vedevo le più forti in tv e non pensavo mai che mi sarei trovato al loro posto.

Il clic è arrivato lo scorso anno, quando ho iniziato a credere più in me, ho vinto qualche partita contro avversarie di alta classifica e ho preso fiducia». Per mandare ai matti la n. 4 Rybakina prima e la Andreeva poi, e ora guardare negli occhi la Più Forte.

«Iga mi parla sempre in polacco – sorride – e io rispondo, ma non lo parlo bene come da bambina quando ogni estate andavo a Lodz da mia nonna». Domani entrando nel Philippe Chatrier da grande del tennis, da diva in attesa della parte giusta dopo una vita passata nel coro, davanti alla sua famiglia che oggi arriverà a Parigi, Jas sarà nervosa.

«Perché sarebbe strano il contrario. Ora abbiamo Jannik numero 1, facciamo finali e semifinali e ci sembra normale, ma sono risultati pazzeschi».

Toccherà abituarsi, perché come riconosce ora Jasmine, «sognare è la cosa più importante».

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