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La cattiva notizia per l’UAAR
gen 12, 2009 diritti civili, italianiiii, minima moralia, religione 74 commenti
A me, che pure sono socio UAAR, questa faccenda dei bus atei a Genova convince poco.
Lo slogan è ben diverso da quello inglese, che recita: “There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life”. In italiano manca il “probabilmente”, che fa un mondo di differenza in termini teorici, pratici e metodologici.
Messa così sembra proselitismo, in uno stile indistinguibile da quello di certe réclame cattoliche o dei testimoni di geova. E sembra spocchioso e saccente; mentre io non ci tengo a convincere nessuno che dio non esiste, perché non è questo il punto.
Messa così è una contrapposizione sterile tra “dio non esiste” e “dio esiste”, dogmatismo puro da ambo le parti che non sposta di una virgola le convinzioni personali di nessuno. Come io non sono toccata minimamente dai proclami papali per cui dio c’è e ci ama e amiamolo o andremo all’inferno (ed è così perché è così e basta), analogamente non riesco a immaginarmi un credente che legge questa roba sul bus e risponde qualcosa di diverso da: “E invece secondo me esiste”.
Ed è una contrapposizione ridicola, perché il partito del “no” è in palese inferiorità numerica (per un totale di n. 2 autobus urbani) rispetto allo schieramento opposto. Di che ci illudiamo? E’ una strategia suicida.
Il senso non è contrapporre l’ateismo alla religione come due fazioni in lotta, ma contrapporre il dubbio e il sano esercizio della razionalità al fideismo dogmatico e irrazionale.
Dubbio: ovvero, quel “probabilmente”. In sede etica si può essere atei quanto si vuole, e io lo sono completamente; ma in sede teoretica vige il principio di falsificabilità, e dovremmo essere noi i primi ad applicare il metodo scientifico: l’ateismo non può ergersi a dogma. Anche Margherita Hack, presidente onorario dell’UAAR e mio mito personale, l’altra sera da Fazio (prima parte | seconda parte) ha parlato con garbo della “natura divina” del bosone di Higgs, e di certo non se l’è sentita di annunciare al mondo cosa c’era prima del Big Bang. Anzi, ha lasciato uno spiraglio aperto a un dio “orologiaio” tipo quello dei deisti, che crea il mondo ma non interviene in esso. Allora qual è il dio che non esiste? Neppure quello di Einstein che non gioca a dadi? Neppure quello di Spinoza? Siamo sicuri che il dio di tutti gli italiani sia esattamente lo stesso che ha in mente il papa?
Peraltro, se rimaniamo sul terreno dell’agnosticismo con il “probabilmente”, è facile che molte più persone si riconoscano nello slogan. Buttarla sull’ateismo assolutista e militante è pericoloso, perché ci fa passare per dogmatici come e più dei preti, e perché genera un rifiuto “di pancia” nel 99% degli italiani, che il senso religioso l’hanno bevuto col latte materno.
E poi, in generale: non è mai utile uno slogan che dice “gli altri sbagliano”, è sempre meglio uno slogan propositivo, che affermi una verità senza bisogno di negarne esplicitamente un’altra.
Avrei trovato utile, al limite, una bella frase di un autore classico, che stimolasse la riflessione. A me piace questa, per esempio:
Quando faccio il bene, mi sento bene. Quando faccio il male, mi sento male. Questa è la mia religione. (Abramo Lincoln)
Ma soprattutto, porco cane, nello slogan c’è una virgola tra soggetto e verbo.
Parentesi uncinata, ul, chiusa parentesi uncinata
dic 9, 2008 autoreferenzialità, traduzione 17 commenti
Sì, sono ancora viva. E torno nel modo che mi riesce meglio: con un post breve, senza fronzoli e bulleted.
- Ho recensito su aNobii Harry, A History di Melissa Anelli. Col beneplacito dell’autrice, che peraltro è italoamericana, sto cercando di convincere qualche editore italiano a tradurlo. Se poi lo fanno tradurre a me tanto meglio, ma l’importante è che venga tradotto, perché, pur non esente da difetti, è il testo più completo ed esauriente scritto finora sull’argomento. E l’argomento non sono i libri di Harry Potter, ma il fandom. (Lo so che non c’è logica nelle mie scelte di postare recensioni qui o su aNobii. Dovrò decidermi.)
- Una serie di errori classici commessi dai madrelingua inglese. E dunque, a maggior ragione, da chi scrive in inglese come seconda lingua.
- A proposito, se lavorate con la lingua inglese – attivamente, cioè scrivendo in inglese, o passivamente, cioè traducendo – vi consiglio questo libro.
- Pubblica utilità. Messaggio per colui/lei il/la quale è capitat* sul mio blog cercando con Google “come si fanno le lettere accentate con il Blackberry 8300″:
1) esistono anche i manuali d’uso, nevvero.
2) le accentate si fanno tenendo premuto il tasto della lettera e facendo scorrere in orizzontale la trackball.
Oooh. Bòn, mi sento utile a qualcuno, almeno. - Oggi consegno una traduzione, e, benché ce ne sia un’altra in corso e due in arrivo, spero di trovare un po’ di tempo (alla buon’ora, diranno subito i miei piccoli lettori) per aggiornare il sito con altre esegesi traduttorie potteriane. Il tutto ovviamente se non mi esplode il suddetto sito (e questo blog) quando lo aggiornerò a WP 2.7.
- Uno dei due libri in arrivo di cui sopra è decisamente 2.0. Diciamo che è il sequel di un saggio molto famoso uscito un paio di anni fa. Diciamo che l’ha scritto il direttore di una nota testata mensile d’oltreoceano. E ho detto tutto [cit.]. Promette bene; e se avrò qualche dubbio traduttivo, so già che posso chiedere il parere degli esperti su FriendFeed. Facciamo la traduzione collaborativa 2.0. Figo.
Buon viso a cattivo gioco
nov 11, 2008 geekiness 23 commenti
Il mio vecchio portatile, che montava Windows XP, è caduto vittima della Grande Peste AVG dell’altroieri. Per farla breve: l’antivirus AVG metteva per errore in quarantena un file di sistema, user32.dll, situato nella cartella system32. Ovviamente senza quel file il sistema operativo non ripartiva.
Se è successo anche a voi, qui ci sono le istruzioni per ripristinare Windows XP. E anche qui sul sito di AVG. Ci vuole il cd di installazione, naturalmente. Se non lo si ha, ce lo si procura. Non chiedetemi come.
Quanto a me, non ho nessuna voglia di ripristinare XP, che ho già su altri due computer. Piuttosto, ne ho approfittato per passare a Linux. Ho installato Ubuntu su una nuova partizione – da CD ovviamente –, così da lasciare intatti i documenti salvati in Win. Quindi, da Ubuntu ho potuto recuperare le cartelle di Win.
E’ un vecchio Acer Aspire 1513 del 2004, ormai moribondo (si surriscalda e si spegne all’improvviso), e non c’era dentro niente di vitale importanza (altrimenti avrei avuto un backup); ma sono felice di non aver perso le tesine per gli esami del master, più un po’ di appunti dell’università, e un sacco di vecchie foto.
Già che ero lì, ho provato a sostituire il file user32.dll, ma non è bastato a far ripartire Win. So però che ad alcuni questo metodo ha funzionato, quindi potete anche provare così, se le istruzioni che ho linkato sopra vi paiono troppo macchinose. Il file lo trovate facilmente online.
Così adesso ho tutti e tre i sistemi operativi. Ora devo solo trovare il tempo per giocare un po’ con Ubuntu, ché giocando s’impara.
P.S. Ho avuto una GRAN fortuna, perché mi è successo sul vecchio laptop e non sull’eeepc. Lì il ripristino sarebbe stato più difficoltoso, richiedendo l’uso di un drive cd/dvd esterno. Ancora non ci credo, alla fortuna che ho avuto, a lasciar spento l’eeepc proprio quel giorno.
Dell’assaggiare i libri prima di comprarli
ott 29, 2008 editoria 8 commenti
Marina Lenti, autrice di L’incantesimo Harry Potter e HP a Test, propone un prezioso vademecum: un pdf dedicato alla bibliografia italiana ragionata su Harry Potter. Oltre 40 pagine di schede dettagliate su tutti i libri disponibili sul tema in lingua italiana. Dai saggi di impianto religioso alle raccolte di ricette del tipo “In cucina con HP”. E nella lista, nel mio piccolo, ci sono anch’io. Potete scaricare il pdf da qui.
E più in generale, Marina lamenta (e giustamente) che in Italia i libri si debbano comprare quasi a scatola chiusa. A meno di poterli sfogliare in libreria, cellophane permettendo, spesso l’acquirente ha a disposizione solo il risvolto di copertina e/o uno scarno comunicato stampa sul sito dell’editore.
E’ infatti estremamente arduo capire, PRIMA DELL’ACQUISTO, o quantomeno prima di una sfogliata approfondita in libreria, quale sia il contenuto effettivo di un volume in modo da poter decidere in modo consapevole se faccia o meno al caso nostro. Non parliamo poi di trovarne un estratto on line!
Questo perché pochissimi autori si prendono la briga di mettere a disposizione delle pagine informative sulla propria opera e quasi tutti si affidano alla mera scheda-libro presente sul sito dell’editore. O al massimo, a un comunicato stampa inviato dallo stesso alla vigilia dell’uscita.
Riflessione ricca di spunti, la sua. E’ mia ferma intenzione rendere disponibili online degli estratti – quanto più ampi possibile, compatibilmente con le esigenze e i limiti posti dagli editori – anche di eventuali altri libri che un bel giorno riuscissi a farmi pubblicare. (Zitti, va’, ché son già al lavoro.) (No, non posso dire ancora niente. Ma stavolta zero Potter.) Sono convinta che farei un favore al lettore e, di rimando, a me stessa. Non dispongo di dati e cifre, ma credo che se il lettore potesse “toccare con mano” almeno le prime 20-30 pagine, si venderebbero più libri. Secondo me ogni editore dovrebbe mettere online il primo capitolo di ogni libro. Mondadori ha già iniziato con alcuni titoli di punta.
Edit (3 novembre): apprendo da Torre Nord che esiste un book trailer del libro della Gunelius. Scema io a non guardare su YouTube: in Italia i book trailer non hanno attecchito molto finora, ma in America si usano parecchio.
Presentazione: Harry Potter, come creare un business da favola
ott 24, 2008 editoria, milano, pop Scrivi un commento
Martedì scorso sono stata alla presentazione di questo libro, alla Feltrinelli Duomo qua a Milano.
Susan Gunelius, Harry Potter. Come creare un business da favola, Egea
(qui il book trailer)
Hanno partecipato:
- Paola Dubini, autrice della postfazione. Docente di marketing alla Bocconi e autrice di questo bel libro su editoria ed economia (su cui ho studiato pure io, tempo addietro).
- Isabella Bossi Fedrigotti (immagino sappiate tutti chi è), autrice della prefazione.
- Stefano Salis, giornalista del Domenicale del Sole24Ore, esperto dell’industria editoriale.
Non ho ancora letto il libro, ma ho pensato di trascrivere qui gli appunti che ho preso durante la presentazione, nel caso possano tornare utili a qualcuno che sta meditando di comprare il tomo. Se riesco, poi farò anche una recensione.