C’è un uomo di 50-60 anni che deve prendere una decisione in questi giorni. Oggi conclude una stagione di soddisfazioni con “Asta in piazza”, una gara a Borgoricco (Padova), ma per capire la forza del suo “basta” serve un viaggio nel tempo. Vengo dalla ginnastica artistica e a un certo punto ho iniziato a diventare troppo alta. Niente è impossibile.
Era luglio 2011. È tutta la vita che mi dicono di non avere il fisico adatto per ciò che voglio fare. Ci ho messo due anni a confessare ai miei genitori il passaggio a un altro sport. Sulla ginnastica avevano investito tempo e soldi, sostenuto lo spostamento a Padova.
Mi sono trovata nel posto ideale, ma non per la ginnastica, che allora non era un ambiente sano. Non voglio aprire il vaso di Pandora. Anche io ho realizzato solo a posteriori i danni su di me adolescente. Spiegami come mangiare invece di vietarmi di vivere.
Ci si allena per sette ore al giorno e poi una lista di no davanti ai quali puoi solo digiunare e strafogarti. Mi muovevo nel terrore. Sono passata dal mangiare di nascosto a consumare pasti in campo, in mezzo agli altri. Ho avuto fortuna, il mio tecnico, Marco Chiarello, che non a caso non è mai cambiato, ha capito che la dieta per me era un tasto dolente.
Fino a che, a 27 anni, ormai entrata nelle Fiamme Oro, sono stata io a chiedere una nutrizionista. A ogni sbalzo ha detto “sistemiamo”. Prima di Parigi ho perso 10 chili di massa grassa, senza strilli o punizioni. Il body shaming arriva dopo lotte con la superficialità e l’arroganza di chi usa canoni estetici per giudizi sportivi.
La nutrizione è la benzina ed è fondamentale. Io sono arrivata al miglior risultato con il fisico che è stato insultato e ho messo dietro un discreto numero di astiste filiformi. Rispettavano i parametri di chi mi offende, però hanno saltato meno. Mi ci sono sentita a lungo, mi ci hanno fatto sentire… so che con questo culo sono arrivata sesta nella gara che decide chi sono le migliori in assoluto, nella competizione più tesa e importante che esista.
Io sto a dieta, che credono? E faccio mesi tirati di sacrifici che non stanno solo nel cibo, pure nella vita sociale: non a tanti va di andare dove io posso mangiare pollo scondito e insalata. Il mio allenatore mi motivava, io gli ho detto: voglio tornare a casa. Sesta.
Che strano, due giorni prima il mio fidanzato ha fissato una scommessa: se sei tra le prime sei ci tatuiamo entrambi. Lui non ha tatuaggi. Non mi sono confrontata con nessuno. Il mio fidanzato allena gli under 20, era in trasferta in Perù con i ragazzi, ai mondiali di categoria.
Federica Pellegrini e Vanessa Ferrari. Pellegrini, da giovane, ha avuto qualche problema alimentare, Ferrari ha combattuto con il peso per decenni. Parlo di campionesse super, gente speciale. Ho visto atlete infortunarsi perché hanno smesso di mangiare.
Si sono fatte saltare i tendini. Certi commenti possono distruggere, dovevo dare un esempio utile. Pochi fronzoli e tanti grazie. Il movimento ha toccato punti bassissimi, eppure ha svoltato.
Hanno imparato da imperdonabili errori. La bilancia è uscita dalla palestra. Credevano che fosse la maniera corretta di arrivare al successo, abbiamo imitato l’Est che dominava senza capire quanto era tossico. I sacrifici a certi livelli sono obbligatori, la tortura no e i comportamenti scorretti sono da combattere.
Contestano l’approccio, la testa, il corpo. Non in Italia, ovunque. Credono di poterlo fare. La mia denuncia sta lì per dire che non possono.