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And I need a job, so I wanna be a paperback writer
nov 16, 2007 autoreferenzialità, editoria, pop, traduzione 41 commenti
E poi dice che non è vero che cani e porci scrivono libri, di questi tempi.
E così sveliamo - sempre che interessi a qualcuno - il senso degli indizi che da settimane andavo distribuendo sapientemente tra un post e l’altro. Incredibile a dirsi, ma a questo mondo c’è gente così coraggiosa da affidarmi la stesura di un libro. Sì, a me. Vi rendete conto?
Be’, grazie alle temerarie amiche e colleghe di Camelopardus, che si sono imbattute per caso nel mio sito e nella tesina sulla traduzione italiana di Harry Potter, il nome della sottoscritta appare sulla copertina di questo volumetto, che esce nelle migliori librerie lunedì prossimo, 19 novembre. Sarà acquistabile online ma dovreste trovarlo anche in Feltrinelli e altrove.
Ne ho approfittato per mettere online la nuova versione del mio sito personale, e per snellire la pagina About di questo blog.
Non voglio sminuire il lavoro attento e paziente delle mie editrici, ma non posso esimermi dallo sminuire il mio. Ho scritto questo libro nei ritagli di tempo, in una ventina di giorni: anzi notti, dal momento che ci ho lavorato principalmente fra mezzanotte e le 4 antimeridiane. Quindi immagino che il risultato non sia il migliore possibile. Ogni recensione - positiva ma soprattutto negativa (se costruttiva!) - è non solo benaccetta ma molto, molto gradita.
P.S. Spiegazione del titolo del post, per quelli che sono ignoranti (nel senso che ignorano).
harry potter editoria libri traduzione camelopardus
Attenzione a SkypePhone + Tre
nov 11, 2007 blogging, minima moralia 3 commenti
Aggiornamento (12 novembre): L’autore del post che linko qui sotto è intervenuto nuovamente sull’argomento Tre/Skypephone, e chiede di far girare anche la parziale (parziale, badate bene) rettifica. La trovate qui. Il succo della questione, secondo me, resta: l’offerta Tre è fumosa e contraddittoria, e il servizio clienti potrebbe essere migliore. Dal momento tuttavia che - nella mia limitata esperienza - ciò sembra essere vero per qualsiasi operatore telefonico in questo Paese (e ve lo dice una che ha passato l’ultima settimana a studiarsi i piani tariffari di tutti quanti), sto ancora meditando di prendere il Nokia E90 con il comodato.
(Messaggio di pubblica utilità)
Era troppo bello per essere vero.
Segnalo anch’io, come tanti prima di me, l’ottimo post di Francesco Minciotti, che mostra con lucidità e precisione le tante magagne dell’offerta 3 relativa al nuovo SkypePhone. A ulteriore dimostrazione che ogni tanto i blog servono a qualcosa, perlomeno agli altri blogger.
La chiusa del post, in particolare, è magistrale: l’ho già tumblerata, ma credo meriti la massima visibilità (e Tumblr oggi fa le bizze) quindi la riporto anche qui:
[Il titolare del negozio 3] mi fa: «Vedi co’ cchi me tocca combatte tutto ‘r giorno? Se tu eri un giornalista, sai che figura de mmerda c’aveva fatto…»
Già. Se fossi stato un giornalista. Se lo fossi stato e 3 fosse stato il mio inserzionista pubblicitario, forse avrei avuto l’ordine di scuderia di tenere la bocca chiusa. Ma, sono un blogger, e nessuno mi chiuderà il forno.
[...] Diffondere, prego.
Diffondo con estremo piacere. Morale della storia: leggere sempre gli asterischi e le clausole in corpo 7 grigio chiaro.
Postilla personale: Comprare lo Skypephone non rientrava nei miei progetti; ma come forse saprà chi di voi mi segue su Twitter e nei commenti su altri blog, ho intenzione di comprare un Nokia E90, e l’offerta 3 mi sembrava molto conveniente. Ma a questo punto ci penserò bene prima di farmi allettare dai 400 euro di “sconto” con la formula del comodato/noleggio - che mi legherebbe alla Tre per la bellezza di trenta mesi -, ed esplorerò attentamente le offerte dei vari operatori (ho sentito dire che l’offerta dati di Wind è ottima, sarà vero?).
skype skypephone telefonia Tre cellulari
L’eterna lotta dell’Uomo contro il Congiuntivo
nov 10, 2007 italianiiii, minima moralia, nerdiness 35 commenti
Purtroppo si rende necessaria una seconda puntata. La prima puntata è qui. Non escludo una terza.
Altra casistica di violentatori dell’italico idioma:
- Quelli che per puro caso ci indovinano, e scrivono dà (voce del verbo dare) con l’accento, e tu dici: ah be’, hanno studiato, bravi. Solo che poi li vedi che scrivono egli fà (voce del verbo fare) io stò (verbo stare) e sù (contrario di giù). E ti si accapona la pelle.
- Quelli che scrivono bhe o addirittura (Zeus abbia pietà di noi) bhè. Essendo un troncamento di “bene”, si scriverà be’, con l’apostrofo. Al massimo potete azzardare beh con l’acca, che però è più deprecato del tag
a una cena sociale del comitato direttivo del W3C; e se vi imbattete in un redattore di professione tipo yours truly, l’acca farà una brutta fine. (Io però scrivo tranquillamente “beh” in chat o su un forum, perché comunque non è scorretto.) - Quelli che esagerano con i congiuntivi, mettendoli anche dove non servirebbero, per timore di passare per ignoranti; dicesi: ipercorrettismo. Per esempio: “E’ giusto che chi commetta un reato ne paghi le conseguenze”. Non starò a spiegarvi che, dal momento che il verbo commettere non dipende dal “che” (e il soggetto del verbo pagare è “colui il quale commette un reato”)… be’, ci arrivate da soli. (Approfondimenti qui e qui)
- Quelli che sbagliano il congiuntivo quando si riferiscono a se medesimi. Ciò accade con allarmante frequenza su Twitter, dove è abitudine parlare in terza persona, e capita spesso di leggere cose esilaranti tipo “@XY crede che non si senta troppo bene”. Senta? Senta, chi? Chi non si sente bene? Suo cugino? Il gatto? Poi capisci che è lo scrivente ad avvertire i prodromi dell’influenza. E che avrebbe potuto benissimo scrivere “@XY crede di non sentirsi troppo bene”. E allora anche tu non ti senti granché bene.
- Quelli che scrivono un’amico e un amica con gli apostrofi a caso. Gente con due lauree, giuro.
- Quelli che ignorano la punteggiatura e conoscono solo i tre puntini … e peraltro … lasciano uno spazio di troppo … prima … di scriverli … come fosse un omissis all’americana … perché se fosse all’italiana … ci vorrebbero le quadre … così [...] ma loro sono italiani … e fieri della bella lingua che credono (… illusi! …) di saper parlare … e quindi ti ritrovi interi post di quaranta righe scritti così … e non capisci dove finisce una … frase … e inizia l’altra … e ti viene da piangere …
- Quelli che fanno uso dell’abominevole aggettivo dimostrativo (A.A.D.): tale. L’A.A.D. non andrebbe mai usato quando si scrive con tono colloquiale. A esser pignoli, non andrebbe mai usato al di fuori di un verbale dei Carabinieri o di un atto notarile. Avete presente? Quelli che scrivono di un film, e li si legge con piacere per mezza pagina, finché all’improvviso non iniziano un capoverso con “Tale film…”.
- Quelli che scrivono perchè e sè con l’accento grave. Il correttore automatico di Word ve li corregge, ma Wordpress no (ci vorrebbe un plugin).
Ciò di cui mi stupisco è che ci sia bisogno di ricordare queste regolette a gente che ha un diploma di maturità o magari una laurea. Non sono giunta a conclusioni migliori di quelle del post precedente: dev’essere colpa della scuola italiana.
(P.S. già che sono in tema di Twitter: come ha giustamente fatto osservare Suzukimaruti tempo fa, per twittare in inglese bisogna saperlo, l’inglese. Occorre sapere cose del tipo “to look e to listen non sono verbi transitivi”, per intenderci. Certo che, non sapendo nemmanco l’italiano, ce li voglio.)
italiano grammatica twitter congiuntivi
Quarto indizio
nov 10, 2007 editoria, pop Scrivi un commento
Ormai non vi spiego più niente.
Il tempo stringe…
Quarto indizio: meglio una Polentina o un Calderotto?
Nomenclatura
nov 8, 2007 blogging, italianiiii, minima moralia, pop 24 commenti
Comunque, per dire: io propongo l’abolizione dalla blogo-/twittersfera delle parole “maschietto” e “femminuccia” se riferite a maggiori di quattordici anni. Fatemelo come favore personale. Fateli pure, i meme rosa e i meme celesti, per quel che me ne frega (no che non li linko). Ma fateli con la consapevolezza di essere persone adulte, persone con un mutuo, una tessera elettorale, una patente B.
Già che ci siamo: basta con “la dolce metà”, “il mio boy”, “il mio lui” eccetera. Non fa ridere, non fa tenerezza. Dà solo i conati. Chiamatelo per nome, vi prego: restituitegli una dignità.
Questo paese non ha più una spina dorsale, cazzo.
P.S. Signori del telegiornale, io non vi conosco di persona, non siamo in confidenza, e soprattutto siamo tutti persone adulte. Quindi, nelle storie di cronaca, non parlatemi di “mamma” e “bimbo”, ma di “madre” e “bambino”. Grazie. (Vi risparmio la mia opinione circa i servizi del telegiornale che esordiscono parlando di “giovani vite spezzate”.)
P.P.S. No, in effetti risultare simpatica non è mai stato fra le mie priorità, nella vita.
meme età-mentale blog twitter