Jannik Sinner

Peccatore a Monte-Carlo, la malizia e il torneo della sfortuna – La Stampa

La Giornata Storta è finalmente arrivata, l’avversario più insidioso mai incontrato da Jannik Sinner. Una clamorosa svista del giudice di sedia Aurelie Tourte non ha chiamato fuori la seconda palla di Stefanos Tsitsipas sulla palla break che avrebbe visto Jannik Sinner avanti 4-1 e servizio nel terzo set.

L’anno prossimo anche sul rosso le chiamate saranno tutte elettroniche. Nel frattempo, Jannik potrebbe aver perso la quarta finale dell’anno.

Nella faccenda c’entra anche la scarsa malizia, se volete definirla esperienza, di Sinner. “Io non mi fido mai troppo degli arbitri”, ci mette il carico Tsitsipas.

“E preferisco sempre arbitrarmi da solo, quindi quando c’è una palla dubbia prima do un occhio al segno, poi continuo lo scambio”. Una punto si può rigiocare infatti se lo scambio viene interrotto immediatamente, dopo non c’è possibilità di intervenire.

“Perché non è il mio mestiere fare l’arbitro”, dice educatamente imbufalito Jannik. “Io devo già pensare a giocare, e poi la palla era in punto facile da giudicare.

Per carità, tutti sbagliamo, e ormai è andata così, cosa volete che vi dica… Però era una partita importante”. Il bilancio di Monte Carlo, il primo torneo sul rosso giocato da Jannik dopo la trionfale tournée sul cemento non è negativo.

Una semifinale Masters 1000 non è un risultato da disprezzare e poi c’è il numero due in classifica messo in sicurezza. Un po’ di amarezza però rimane.

“Da Roma ripartiò con l’idea di poter vincere, poi ci sono altri tornei importanti come Parigi, Wimbledon, le Olimpiadi. Qui ho capito che anche sulla terra devo fare qualcosa di più tecnicamente, aggiungere qualche variazione, e poi devo lavorare sul piano fisico”.

In pagella prende un 8 che, con un po’ di fortuna in più, poteva diventare un dieci e lode.

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