Jannik Sinner

Terra Rosso se venga a Montecarlo Sinner si rivendica su Rune: “Ho imparato la lezione” – La Stampa

Jannik Sinner sta completando la pagella. Ieri contro il bullo Rune, ad esempio, ha mollato un set come non gli accadeva dal secondo turno di Miami con Griekspoor, ed è rimasto in classe due ore e 40 minuti, ma ha preso dieci in condotta. Non ha abboccato alle provocazioni del macho di Danimarca, che si è preso due warning, ha battibeccato con il pubblico e convocato il supervisor quando, a fine secondo set, sembrava ormai alla frutta tanto da concedere a Sinner due match point, poi sprecati.

L’anno scorso in semifinale a Holger era andata bene, e Jannik si era infragilito. “Ma ormai credo di aver imparato la lezione”, dice l’alunno modello. “Holger non è il solo che fa così, e comunque, dopo il punto te lo giochi, non lo vinci perché hai fatto confusione”.

In realtà, dopo il siparietto sul 5 pari e 0-30 sul proprio servizio, Rune si è preso il tiebreak del secondo set, e nel terzo ha avuto la palla per strappare il servizio a Jannik. Jannik invece sembra Beckenbauer per come sa trasformare la difesa in attacco, ripartire a testa alta e leggere geometricamente la partita. Oggi, contro il redivivo Tsitsipas, gli tocca però la versione di greco – o se preferite l’esame di terra battuta.

Stefanos è arrivato a Monte-Carlo aggravato da un 2023 deludente e da appena 6 partite vinte su 16 nel 2024, ma davanti al Mediterraneo è rinato. Ha battuto Zverev e ieri Khachanov (6-4 6-2), con la scioltezza che gli mancava da tempo. Al Country Club ha vinto due volte, nel 2021 e 202 e sul rosso ha giocato anche una finale Slam, a Parigi nel 2021.

A 25 anni, scivolato fuori dai top 10, “Tsitsi” resta però un campione interrotto e irrisolto, mentre Sinner, che due anni decise di divorziare da Riccardo Piatti proprio dopo una sconfitta contro il greco, nel frattempo è riuscito a trasformarsi in quello che Stefanos sembrava destinato a essere, ma che (per ora) non ha mai avuto la forza di diventare. Del resto il Rosso se ne è andato da casa a tredici anni – e giovedì si è cucinato una pastasciutta da solo mentre il clan usciva a cena a festeggiare un compleanno, “perché era troppo tardi” – mentre Stefanos bivacca sui social e la famiglia continua ad portarsela appresso, quasi addosso, con papà Apostolos coach monocratico e mamma Julia assisa in tribuna come un giudice a latere. Detto questo, i precedenti sono a favore di Stefanos: 5-3, e 3-1 sulla terra dove Jannik l’ha spuntata a fatica solo a Roma nel 2021.

In compenso il Nostro ha vinto gli ultimi due scontri, a Rotterdam e Torino l’anno scorso. “Contro Rune avrei potuto fare qualcosa in più, è vero, ma da fondo mi sono piaciuto e ho spinto molto sulla risposta, che era la cosa importante. Con Stefanos sarà dura, lo so, mi aspetto un match molto tattico e molto fisico”.

Jannik sulla terra punta a Roma e soprattutto a Parigi. Ma un bel voto a Monte Carlo gli alzerebbe, oltre che una media già impressionante, anche la pagella della fiducia.

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