Inter vs. Torino Match Analysis

Toro ko, Juric al capolinea: il futuro tra Palladino e Italiano – La Stampa

Il Toro bussa alla festa nerazzurra e, una volta entrato, si mette in disparte: metà del tempo aspetta, mentre l’altra metà subisce la musica dei campioni d’Italia. A San Siro, i fuochi d’artificio non sono granata e non possono esserlo se in campo va una squadra ricca di mediani e povera di idee.

Zapata è solo al fischio di inizio e soli sono Sanabria, Pellegri ed Okereke in panchina. Così prende forma un duello dove i più forti scelgono il profilo basso e i più motivati decidono di non rischiare.

Il Toro partecipa al ballo interista senza disturbare. La variabile del rosso a Tameze dopo pochi istanti dalla ripresa può incidere, ma prima e dopo c’è ben poco da raccontare.

Ricci in regia va a corrente alternata, Ilic di corrente non ne ha proprio, Vlasic fa tutto tranne quello che dovrebbe fare: in mezzo, manca la qualità. La prima parte non è tutta da buttare, ma è da cancellare la timidezza nelle scelte iniziali di un allenatore arrivato al capolinea: Ivan Juric, non riesce ad abbandonare l’abito della prudenza.

Zapata prova con un rasoterra, poi salendo in quota. Lautaro e compagnia sparano, ma a salve: la porta di Milinkovic-Savic non trema.

Tameze, come detto, si fa pescare in azione da ultimo uomo: il giallo sarebbe la sanzione più giusta, il rosso, di fatto, chiude i conti. In quattro minuti, ecco la doppietta del folletto turco: Calhanoglu beffa due volte il Toro, la seconda dal dischetto.

Si va avanti a ritmo da fine campionato, si va avanti in attesa che i campioni d’Italia salgano sul pullman scoperto destinazione piazza Duomo e in attesa che per i granata suoni il gong sulla volata per l’Europa. Simone Inzaghi porta i suoi dentro la festa più bella: l’abbraccio del popolo nerazzurro al Duomo.

Juric trascina la squadra in un corto circuito dal sapore del fallimento. A Milano, all’ora di pranzo, il tecnico granata abdica.

A San Siro, il Toro si scopre leggero e impaurito: la rivoluzione di ottobre, quella che aveva costretto a sposare le due punte, Juric non l’ha mai digerita fino in fondo. Il capolinea è servito.

LEAVE A RESPONSE

Your email address will not be published. Required fields are marked *