È stato il suo ritorno nell’Oceano dopo l’incidente che lo aveva costretto a ritirarsi dalla Transat Jacques Vabre. Alberto Riva si è distinto guidando per un lungo tratto la flotta della Niji40 e ha chiuso la trasatlantica per Class 40 (con tre persone a bordo) al secondo posto. Un bel risultato, che si accompagna al record segnato da Acrobatica, la sua barca, costruita a Genova da Sangiorgio Marine, sulle 24 ore con 435,9 miglia e al sesto posto di Andrea Fornaro, su Influence 2.
Peccato per Matteo Sericano, su Tyrolit, il terzo italiano, che si è dovuto ritirare per un incidente subito da un compagno d’equipaggio. Con lui, il francese Jean Marre, già suo co-skipper per la Transat Jacques Vabre, e il connazionale di quest’ultimo Benjamin Schwartz. “Ritornare in oceano così presto è stata già una vittoria”, dice Alberto, “anche se rimangono ancora i segni dell’incidente dell’anno scorso.
La barca non la vedo più allo stesso modo e percepisco il pericolo in maniera diversa, ma non lo vedo come un difetto, anzi mi sento cresciuto riconoscendo altri dei tanti potenziali pericoli di questo sport”. Lo skipper di Acrobatica era partito il 7 aprile da Belle-Île-en-mer, Riva e ha percorso 4.063,51 miglia fino a Marie-Galante (Guadeloupe), tenendo la posizione di testa per oltre due terzi del percorso. È arrivata una depressione in avvicinamento alle Azzorre (Santa Maria), Riva ha tenuto bene, correndo con una media di 18 e passa nodi.
Poi, uscita dalla depressione, Acrobatica ha incontrato condizioni di vento instabile e ha perso un po’ di terreno; nel frattempo Snef di Xavier Macaire è riuscito ad avere condizioni migliori ed è passato al comando. Gli ultimi tre giorni di corso sono stati un match race tra gli equipaggi, fino all’arrivo con solo 10 miglia di distacco dallo stesso Snef. “Abbiamo incontrato tre depressioni tropicali in condizioni meteo complesse e faticose per noi e la barca”, continua lo skipper milanese.
“Nella seconda abbiamo avuto venti con punte di 45 nodi e onde di 6 metri. Ad Acrobatica abbiamo tirato abbastanza il collo, ma si è comportata molto bene, oltre le aspettative per una prima transatlantica. Il record delle 24 miglia?
Credo che la barriera delle 450 miglia in 24 ore con i Musa 40 sia raggiungibile con le giuste condizioni”.