Pietro Pastorini

Addio al maestro di marcia Pastorini – La Stampa

Pietro Pastorini ha trascorso la sua vita in strada, tracciando percorsi con gesso sull’asfalto della periferia e formando uomini e donne nei campi di provincia. Ha insegnato loro a marciare, a mantenere la postura eretta e le sue 14 medaglie internazionali non rappresentano forse il suo più grande successo. Era un vero maestro che valutava i propri risultati dal numero di persone a cui aveva fornito gli strumenti per vivere, e questi erano innumerevoli.

Pur non essendo più in strada da un po’ di tempo, rimanendovi ben oltre gli ottanta, si manteneva impassibile al trascorrere del tempo, sempre più convinto della sua missione e in grado di coltivare questa convinzione senza ostentarla agli altri, costruendo altruisticamente andature in base al suo socialismo reale. Questa convinzione lo ha spinto a lavorare in zone più svantaggiate, ad insegnare pazienza a Quarto Oggiaro, dove Milano si confonde, e ad insegnare agonismo a coloro che cercavano motivazione per non arrendersi. Pietro Pastorini si raccontava come un pugile che ha subito duri colpi ma anche li ha saputi restituire, piuttosto che come un tecnico che ha vinto e perso.

Ha capito che spesso persona e atleta non vanno di pari passo e ha aiutato tutti coloro che non avevano il cuore per soffrire o la struttura per sostenere sogni d’acciaio, indistintamente. Nonostante sembrasse non esserci orizzonte, Pietro ha sempre guardato avanti, annoiato dai lamenti e concentrato sulla concretezza. Antonio La Torre, attuale direttore tecnico della nazionale italiana di marcia, nonché allenatore di Brugnetti accompagnato all’oro olimpico nella 20 km nel 2004, afferma che Pietro Pastorini rappresentava la marcia in modo appassionato, allevando molti discepoli e fungendo da catalizzatore, non solo nell’atletica, ma in tutti i sensi.

Come un vero maestro, il suo successo si misurava dal numero di persone a cui ha dato gli strumenti per vivere, un numero incalcolabile.

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