Un post da donne, di quelli che da queste parti capitano così di rado
Lug 29, 2008 gender, italianiiii, minima moralia, pop
Prima ce la menano per anni con la storia delle modelle anoressiche, che i negozi sono pieni solo di taglie 38, che c’è la dittatura delle magre. Che le vere donne, quelle morbide creature che amano la buona tavola e sprizzano rotonda allegria da tutti i pori, e che costituirebbero la stragrande maggioranza della popolazione femminile, non trovano uno straccio da mettersi. Tapine.
Poi si constata che, negli ultimi giorni di saldi, da Zara sono rimaste solo taglie L e XL.
Orbene, chi li compra tutti quei tailleur taglia XS/36, sottraendomeli da sotto il naso? Bambine dodicenni?
Credo che la faccenda sia più complessa, e che in realtà i negozi discriminino nei confronti di tutte le taglie “fuori dalla media”, cioè non solo quelle sopra la 46, ma anche quelle sotto la 40. Taglie che non conviene tenere perché vendono di meno. A me per esempio la XS di Zara (che è una 36 francese, cioè una 40 italiana) sta molto larga, perché in teoria porterei almeno due taglie in meno (32FR = 36ITA). Morale: finisco per vestirmi quasi solo nei negozi per adolescenti, gli unici che vendano pantaloni taglia 32 (jeans 24-25) e che ammettano l’esistenza di donne prive di seni.
Ma non mi lamento. Il mio medico concorda con me: sempre meglio cinque chili sottopeso che cinque chili sopra. Per il cuore, per il colesterolo, per tutto quanto. Chi se ne frega dell’estetica, e dei vestiti, e del politicamente corretto. Non vorrei mai portare una taglia 42.
Bene. Ora mi siedo comoda e attendo che l’esercito delle vere donne (= quelle “mediterranee, polpose, con un po’ di carne intorno alle ossa, che a palparle non ti viene la tristezza”) giunga a rimbrottarmi. Del resto non ho mai preteso di essere una “vera donna”. Sai chi se ne sbatte. Andate a palpare qualcun’altra, ché io sto già a posto così.
Oh, a proposito, sto leggendo questo libro, è straordinario. Ci sarebbe tanto da dire, sulle “vere donne”, avendone il tempo.
Che cosa vuol dire appartenere al genere femminile o maschile? E’ davvero così facile distinguere un uomo da una donna? Judith Butler è convinta del contrario, e in questo libro affronta i luoghi comuni che si nascondono dietro la presunzione di poter assegnare un’identità in base al sesso biologico.