Parentesi uncinata, ul, chiusa parentesi uncinata

Sì, sono ancora viva. E torno nel modo che mi riesce meglio: con un post breve, senza fronzoli e bulleted.

  • Ho recensito su aNobii Harry, A History di Melissa Anelli. Col beneplacito dell’autrice, che peraltro è italoamericana, sto cercando di convincere qualche editore italiano a tradurlo. Se poi lo fanno tradurre a me tanto meglio, ma l’importante è che venga tradotto, perché, pur non esente da difetti, è il testo più completo ed esauriente scritto finora sull’argomento. E l’argomento non sono i libri di Harry Potter, ma il fandom. (Lo so che non c’è logica nelle mie scelte di postare recensioni qui o su aNobii. Dovrò decidermi.)
  • Una serie di errori classici commessi dai madrelingua inglese. E dunque, a maggior ragione, da chi scrive in inglese come seconda lingua.
  • A proposito, se lavorate con la lingua inglese – attivamente, cioè scrivendo in inglese, o passivamente, cioè traducendo – vi consiglio questo libro.
  • Pubblica utilità. Messaggio per colui/lei il/la quale è capitat* sul mio blog cercando con Google “come si fanno le lettere accentate con il Blackberry 8300″:
    1) esistono anche i manuali d’uso, nevvero.
    2) le accentate si fanno tenendo premuto il tasto della lettera e facendo scorrere in orizzontale la trackball.
    Oooh. Bòn, mi sento utile a qualcuno, almeno.
  • Oggi consegno una traduzione, e, benché ce ne sia un’altra in corso e due in arrivo, spero di trovare un po’ di tempo (alla buon’ora, diranno subito i miei piccoli lettori) per aggiornare il sito con altre esegesi traduttorie potteriane. Il tutto ovviamente se non mi esplode il suddetto sito (e questo blog) quando lo aggiornerò a WP 2.7.
  • Uno dei due libri in arrivo di cui sopra è decisamente 2.0. Diciamo che è il sequel di un saggio molto famoso uscito un paio di anni fa. Diciamo che l’ha scritto il direttore di una nota testata mensile d’oltreoceano. E ho detto tutto [cit.]. Promette bene; e se avrò qualche dubbio traduttivo, so già che posso chiedere il parere degli esperti su FriendFeed. Facciamo la traduzione collaborativa 2.0. Figo.

Scoperta dell’acqua calda (per me): Subway-Letteratura

E’ dal 2002 che l’associazione Laboratorio-E20 seleziona e distribuisce gratuitamente in metropolitana testi inediti di giovani autori under 35, stampati su carta riciclata e presentati in un espositore dal simpatico nome di “Juke Box Letterario”. Ma fino a quest’anno avevo colpevolmente ignorato la cosa.

L’altro giorno invece, complice un tragitto sulla Linea 1 Duomo-Bisceglie e ritorno, ho letto ben quattro racconti. E devo dire che ci sono alcune perle.

“L’obiettivo di Subway-Letteratura è quello di favorire la produzione e il consumo di testi letterari di qualità, promuovendo nuovi autori, nuove modalità di incontro con i lettori, sperimentando l’impiego di nuove tecnologie e innovative modalità di promozione e comunicazione.”

Se siete a Milano, nelle stazioni della metro trovate i libricini, o meglio gli opuscoli da un sedicesimo. Sulla copertina è indicato il numero di fermate della metro necessario per leggere il racconto, e il “genere letterario” cui appartiene:

Semiautobiografia zen - 10 FERMATE
Ouroborus borgesiano - 6 FERMATE
Noir - 15 FERMATE

Altrimenti, potete leggere sul sito tutti i racconti usciti dal 2002 a oggi. Scopro ora che l’iniziativa è attiva anche in altre città:

A partire dalla primavera, fino all’autunno del 2008, verranno installati nelle città di Milano (maggio), Mantova, Napoli e Roma (giugno), Venezia (settembre) e Palermo (ottobre) 106 Juke-Box Letterari: contenitori-distributori dai quali potranno essere prelevati gratuitamente i volumetti a firma di giovani scrittori esordienti. E’ prevista la distribuzione di 13 titoli per una tiratura complessiva di circa 4.000.000 di copie stampate su carta riciclata al 100% da post-consumo.

Parallelamente, si svolge un concorso per illustratori; le opere dei vincitori illustreranno le copertine dei racconti. Se vi sentite in vena, anche voi potete proporre un racconto o un’illustrazione, per la prossima edizione del concorso; oppure potete recensire i racconti altrui. Per motivi che non ho mai capito, in libreria le raccolte di racconti vendono molto meno dei romanzi. Quindi l’iniziativa mi sembra quanto mai valida, perché permette agli esordienti di cimentarsi con una formula narrativa che alcuni giudicano “più facile” da scrivere rispetto al romanzo (sarà poi vero?), e di raggiungere un pubblico potenzialmente molto vasto: le principali città italiane + la diffusione via web.

P.S. Comunque non sono l’unica a scoprire l’acqua calda. Repubblica si è accorta tre giorni fa dell’esistenza di LibraryThing. Quanto ci metterà a presentare aNobii come “l’ultima novità per topi di biblioteca nerd”?