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Rete dei redattori precari

Ricevo e volentieri diffondo il link alla Rete dei redattori precari.

Chi mi segue su questo blog e offline sa che ho trascorso qualche tempo in casa editrice, e che la situazione di queste figure professionali mi preoccupa ancor più di quella dei traduttori. (Su quel che penso dei traduttori e dei loro compensi non mi dilungo, per evitare di scatenare altri flame, ché si è visto che il traduttore italico, mediamente, è suscettibile. Mi limito a ribadire che il traduttore non è la figura più debole, tra quelle che ruotano intorno a una casa editrice.) Scrivono i precari redattori:

In passato l’editoria è stata un precoce laboratorio di forme contrattuali atipiche, oggi è un settore che come pochi altri ha eretto la precarietà a sistema. I giovani lavoratori editoriali sono per la quasi totalità instabili, assunti con contratti capestro che li obbligano a lavorare indefessamente per pochi spiccioli (i tanto chiacchierati 1000 euro al mese per molti di noi sono un miraggio). Spesso, poi, si tratta di contratti atipici irregolari che nascondono una dipendenza di fatto, ma senza le tutele che la legge garantisce ai lavoratori subordinati. Frutto di questa condizione sono lo svilimento della nostra professionalità e lo scadimento formale, e non solo, di tanta parte della produzione editoriale italiana.

Tra gli obiettivi (riassumendo):

  • opporsi all’esternalizzazione selvaggia dei servizi editoriali;
  • possibilità di scelta da parte del lavoratore, e non solo dell’azienda, della modalità di collaborazione (occasionale, a progetto, ecc);
  • mettere a punto un “tariffario del redattore” che stabilisca quale sia una retribuzione adeguata per tipo e carico di lavoro svolto;

e soprattutto:

Oggi nelle case editrici e negli studi editoriali non si fanno quasi più nuove assunzioni a tempo indeterminato, e gli incarichi di routine sono sempre più spesso affidati a collaboratori costretti a recarsi in azienda rispettando gli orari di ufficio e soggiacendo al volere di dirigenti e capireparto. Tutto ciò, oltre che moralmente riprovevole, è illegale. Dunque pretendiamo che collaboratori a progetto, occasionali ecc. non vengano utilizzati per supplire alla carenza di personale interno e che, come stabilito dalla legge, operino in autonomia con il solo vincolo di coordinarsi con i propri referenti di produzione.

(Ah, e trovo molto autoironica la scelta di far comparire in cima a ogni pagina del sito una successione casuale di refusi scovati in libri già pubblicati. Ogni volta che ricarico la pagina, temo sempre che salti fuori un libro di cui ho fatto io l’ultimo giro di bozze.)

9 Commenti a “Rete dei redattori precari”

  1. francesco dice:

    devo dire che mi sento un po’ privilegiato ad avere un contratto a tempo indeterminato in una casa editrice (anche se purtroppo facciamo solo libri giuridici)


  2. Ilaria dice:

    Non conosco la situazione delle case editrici specializzate: ci sono molti precari e/o stagisti a rotazione, da voi?


  3. francesco dice:

    no, quasi nessuno, ma gli interni (anche se quasi tutti a tempo indeterminato) sono pochi e molto lavoro, soprattutto di impaginazione, viene affidato all’esterno.


  4. sonounprecario dice:

    La situazione nel mondo dell’editoria è paradossale, forse peggio che in altri settori.

    Sarebbe bello un giorno, veder scioperare di colpo tutti gli stagisti, sai che risate. Beh ok, diciamo che se per assurdo un giorno scioperassero tutti i precari, il paese Italia resterebbe paralizzato e forse solo in questo modo acquisteremmo un po’ di valore e/o importanza.

    Soprattutto nel mondo dell’editoria è ormai da troppo tempo che si punta soltanto al risparmio, piuttosto che premiare la qualità dei servizi. Credo che se avessimo giornali e periodici di qualità migliore, la gente sarebbe più invogliata a comprarli, con l’aumento conseguente delle entrate: è un circolo di beneficio che dovrebbe attivarsi credo. Magari integrandosi con i mezzi che internet offre.


  5. Spettatore di provincia dice:

    Intanto ti ringrazio con tutta l’anima: ancora prima di leggere tutto, ho già capito che era ciò che cercavo da anni.

    Ora magari rileggerò più attentamente e scriverò un commento più circostanziato.

    Ma intanto grazie di nuovo.
    Ah, e ovviamente quoto sonounprecario: sto facendo da anni gli stessi tuoi discorsi.
    Purtroppo anche tra i redattori precari ci sono quelli che preferiscono asservirsi per un tozzo di pane, fregandosene di squalificare la categoria.
    Ultimamente mi avevano offerto un lavoro di redazione a circa 80 centesimi a cartella (SIC!): io ho ovviamente rifiutato, ma altrettanto ovviamente qualcun altro ha accettato; mi è capitato poi di dare una letta a quanto era venuto fuori, e dire che faceva schifo è un commento entusiastico.

    Ho una lista di fatti, e di persone, lunga qualche metro.


  6. Ilaria dice:

    Mamma mia. Ottanta centesimi a cartella è un compenso basso anche per una correzione di seconda bozza. Basso ma diffuso, purtroppo. Per una redazione si dovrebbe partire *almeno* dai tre euro e mezzo. Anche di più, se c’è da litigare con l’autore italiano…

    Comunque non ringraziare me, ringrazia chi ha messo su il sito e sta diffondendo il link

    Sonounprecario ha, ovviamente, tutta la ragione di questo mondo.


  7. Spettatore di provincia dice:

    (scusa se mi sono fatto prendere dall’eccitazione, ma questo è un periodo veramente schifoso, sia in generale sia in particolare. Sapere che finalmente si cerca di fare qualcosa…)


  8. Spettatore di provincia dice:

    ah, ecco, non avevo letto la tua risposta.
    OK, lo so che devo ringraziare loro, ma intanto sono passato qua e non ho potuto trattenermi :).

    Sì, praticamente il sotterfugio furbissimo fu questo: ti diamo 3 euro e mezzo, però a pagina di libro originale. Ok, mandatemi una pagina del libro originale in pdf che faccio due conti… e una pagina corrispondeva a tre cartelle e mezza (o anche di più, a seconda del parametro della cartella. In ogni caso, erano circa 7500 battute a pagina).

    Della serie: ti stiamo prendendo per il culo, ma siamo tanto convinti del fatto nostro, riusciamo ad autoconvincerci a tale punto, che non accettiamo alcun ritocco o alcuna osservazione critica.


  9. Denisocka dice:

    Ciao Ilaria,
    grazie mille da parte mia e dei colleghi precari per aver subito scritto questo post e aver aiutato nella diffusione di rerepre!


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  • gattostanco,
  • luca valente,
  • francesco,
  • Roberto (postoditacco)
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Roberto (postoditacco)
    Anche io penso che l'esternalizzazione selvaggia delle redazioni non sia un bene per la qualità dei prodotti editoriali, oltre che per le persone stesse che vengono letteralmente sfruttate. Diventa addirittura incomprensibile se avviene mantenendo il personale interno (quindi senza riduzione di costi per le redazioni, anzi). Il problema per i gruppi editoriali è la difficoltà di ridurre il numero di giornalisti assunti a tempo indeterminato, forti di posizioni contrattuali invidiabili. Il tutto si ripercuote sulla estrema difficoltà ad assumere nuove leve a tempo indeterminato e con contratti decenti
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Ilaria K
    io parlavo di redazioni editoriali, cioè libri; non so se per i giornalisti la situazione è simile. (so solo che nei periodici girano molti più soldi che in editoria libraria :D) In casa editrice c'è poco da ridurre, visto che mediamente sono assunti in tre, l'editor il caporedattore e la segretaria. Il resto è co.pro. e stagisti (io ho fatto un anno di stage. un anno. di stage.)
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Roberto (postoditacco)
    @Ilaria *giravano* più soldi: attualmente è il settore più in crisi, dati alla mano
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Sara
    Se non ci fossero gli stagisti ( a volte più competenti dei dipendenti ) sai quanti uffici chiuderebbero.. :(
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Smeerch
    Dove ci si iscrive?
  • 31 December 1969 at 6:33 pm Roberto (postoditacco)
    @Sara vero

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