Presentare un libro: al lettore, all’editore
gen 20, 2009 editoria
Sul blog di Authonomy c’è una serie di consigli rivolti agli aspiranti autori che vogliono (devono) inviare all’editore un riassunto/sinossi del proprio libro. No, tranquilli, io non ho un romanzo nel cassetto; penso però che i consigli siano validi anche per chi stende risvolti, blurb, schede di lettura e di vendita, quarte di copertina e tutte quelle tipologie di testo che si scrivono in casa editrice.
In particolare, è offerta un’utile distinzione fra due modi di proporre un libro a un editore:
1 - Il riassunto stringato, che non svela tutta la trama ma invoglia a scoprirne di più. In questo caso l’enfasi è tutta su quei pochi elementi che differenziano il vostro libro dai (mille e mille) libri simili. Mediamente un editore avrà valutato in vita sua centinaia o migliaia di, che so, “struggenti storie d’amore sullo sfondo della carneficina della Guerra di Crimea”; il punto allora è spiegargli perché il vostro libro è originale rispetto a quel cliché/topos/sottogenere. Mi sembra giusto sottolineare l’importanza della stringatezza nel presentare un libro: perché la stringatezza va a tutto vantaggio dell’incisività di un messaggio che di fatto è pubblicitario.
2 - Il “full detailed outline” del libro. Se l’editore lo richiede, bisognerà fornirgli tutta la trama, nel dettaglio, senza paura di rivelare il finale (incredibile quanti aspiranti pennaioli siano terrorizzati all’idea di “spoilerare” l’editore). Il consiglio in questo caso è di allegare a questa plot dettagliatissima soltanto le prime venti pagine del libro. Rispetto a un malloppo di cinquecento pagine, ci sono più speranze che l’agente o l’editore legga la vostra proposta e poi chieda di vedere l’intero manoscritto.
Se io fossi un editore o un agente, preferirei di gran lunga il metodo 2, e a quanto ne so, gli editori italiani lo preferiscono. Perché ovviamente la differenza tra 1 e 2 è anche la differenza tra una bandella (risvolto) e una scheda di lettura. Scrivere un risvolto richiede di trovare quello sfuggente equilibrio per cui si racconta il libro, si spiega perché è originale/innovativo/inedito, ma senza rivelare troppo della trama (se è un romanzo) o dello sviluppo e le ramificazioni della tesi centrale (se è un saggio divulgativo). La scheda di lettura invece – per chi non lo sapesse – è un documento a circolazione interna della casa editrice, che in pratica serve agli editor per decidere l’acquisto dei diritti di un libro anche senza averlo letto. Ovvio quindi che il lettore che redige la scheda debba rivelare per filo e per segno il contenuto del libro, oltre naturalmente a giudicarne lo stile, l’eventuale valore letterario e la vendibilità. (E, ça va sans dire, una scheda di lettura può (deve!) criticare i punti deboli di un libro, una bandella no.)
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