Della frammentazione dell’identità nel web 2.0
gen 15, 2008 blogging, internet
Comincio a pensare che il motivo per cui scrivo sempre meno su questo blog sia che l’iscrizione a millemila social network ha comportato una dispersione della mia presenza online. Non credo che il problema sia solo mio, dal momento che lo riscontro su alcuni altri blog che leggo.
Per esempio: un tempo avrei postato qui una foto con una breve didascalia; ora preferisco metterla su Flickr - che ormai uso come appendice del blog -, pur sapendo che chi non è iscritto non potrà commentarla. Oppure: una citazione a cui mi va di aggiungere solo un breve commento finisce inevitabilmente su Tumblr. I micropost di una o due righe finiscono per diventare update di Twitter. Se ho letto un bel libro e voglio recensirlo, è più facile postare un commento su aNobii. Con tutto il tempo che passo su Last.fm, non ho più voglia di parlare di musica qui. Se trovo un sito interessante lo metto in del.icio.us; un post stimolante letto su un blog che seguo via feed finisce negli Elementi condivisi di Google Reader (il widget “consiglio vivamente” qui a destra), ma poi non sempre trovo la forza di scriverci sopra un post.
(Senza contare che, una volta che hai tumblerato/condiviso in Google un post, magari poi non ti prendi neanche più la briga di commentarlo. Ciò è pessimo.)
Di conseguenza, sono aumentati esponenzialmente i widget presenti su questo blog, tanto che non saprei più immaginare di usare un template con due sole colonne.
Ne deduco quindi che tutte quelle persone che si lamentano dell’infrequenza con cui aggiorno il blog non seguano anche il mio Flickr eccetera. Esiste un modo per aggregare in un unico feed tutta questa roba? Il mashup di Profilactic mi pare un po’ pesante, non mi convince anche se non saprei spiegare esattamente perché.
Insomma, da tutto ciò si evince che evito di scrivere sul blog per pigrizia e/o mancanza di tempo. Però mi pare un’evoluzione negativa, perché mi sembra di aggregare un sacco di roba sparsa ma di non approfondire niente. E’ come se tutto questo ben di dio offerto dai vari network sociali mi facesse passare la voglia di mettermi a tavolino e buttar giù una specie di saggio breve su un dato argomento. In questo senso parlo di “frammentazione”, nel senso di logica/poetica del frammento: mi sembra di non essere più capace di sviscerare un argomento, di dire qualcosa di nuovo e di organizzare il pensiero a sufficienza per esprimerlo in modo non dico esaustivo, ma almeno dotato di coerenza interna.
So che se n’è parlato molto, ma non ho seguito bene il dibattito. Quindi, da neofita ignorante, mi domando solo ora se i blog non siano destinati nei prossimi anni a sparire o a trasformarsi radicalmente: a diventare aggregatori di feed provenienti dai vari social network. Che dite? O sono io che devo sforzarmi di non cedere alla tentazione dell’indolenza e di strutturare meglio i pensieri?
Ah, comunque Facebook - a cui sono iscritta da ben prima che diventasse una moda in Italia - a me continua a sembrare il sito più inutile del mondo. Se qualcuno mi spiega cosa esattamente dovrei farmene (a parte inviare pokes e vampiri a gente che non conosco neppure di persona), gliene sarò grata.
social-network flickr anobii tumblr blogging del.icio.us google-reader twitter facebook
Religion is the smile on a dog
gen 12, 2008 diritti civili, gay pride, lgbt, religione
Torno a occuparmi di un tema che mi sta molto a cuore ma a cui, da quando mi sono trasferita sul nuovo blog, non ho più dedicato l’attenzione che merita.
LETTERA AUTOGRAFA DI ALFREDO ORMANDO AD UN AMICO:
Palermo, Natale 1997Caro Adriano, quest’anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c’è nulla che riesca a richiamarmi alla vita.
I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l’ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell’incredibile.
Non sono riuscito a sottrarmi a questa idea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno fare finta di vivere e progettare per un futuro che non avrò: il mio futuro non sarà altro che la prosecuzione del presente.Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.
Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.Alfredo
Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando, intellettuale e poeta siciliano, si è dato fuoco in piazza San Pietro, in segno di protesta contro l’intolleranza e l’omofobia propugnate dalle gerarchie vaticane. Da allora, ogni anno l’Arcigay organizza a Roma, il 13 gennaio, un sit-in che è insieme commemorazione del sacrificio di Ormando e testimonianza della volontà di ricercare un dialogo costruttivo.
Sono passati dieci anni. E’ dunque fissata per domani la decima Giornata Mondiale per il Dialogo tra Religioni e Omosessualità. Alfredo Ormando verrà ricordato con il tradizionale sit-in in piazza Pio XII (di fronte a piazza San Pietro) e con un convegno dal titolo: “Liberaci dal Male: quis custodiet custodes?“.
Personalmente, non credo granché nella possibilità di avviare un dialogo con i preti. Né su questo tema, né sul tema della 194 che tanto infiamma gli animi in questi giorni. Ma forse conviene sempre tentare. Per chi volesse partecipare - io ci sarò con la mente e lo spirito, essendo a Milano - tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale.
Approfitto per ricordare che il Gay Pride di quest’anno si svolgerà a Bologna il 28 giugno.
La foto è di Remuz.
(*) titolo del post
gay-pride diritti-civili religione dialogo sit-in 13-gennaio alfredo-ormando bologna roma
L’eeePC sbarca in Italia
gen 11, 2008 geekiness, nerdiness, shopping
Era prevedibile che anche per l’eeePc avrebbero adottato il simpatico tasso di cambio 1:1 - trecento dollari, trecento euro. E pazienza. Resta comunque un affare.
Errata corrige: apprendo dal commento di Giuseppe che il modello in questione è in vendita su Amazon a 400 dollari, che al cambio di oggi fanno sui 273 euro, quindi ci siamo. Ritiro dunque il mio grugnito di disappunto e gioisco oltremodo della bella notizia. (Quello a 300 dollari è il modello base, con 2GB anziché 4.)
Pare che per il momento in Italia sarà disponibile solo il modello con disco a stato solido da 4GB e 512MB di Ram; scopro grazie a darthpelo che il gioiellino, per il quale era prevista un’uscita “nel primo trimestre 2008″ (e io mi ero rassegnata ad attendere marzo) è già in prevendita da Mediaworld, con consegna a partire dal 21 gennaio.
Probabilmente aspetterò i primi di febbraio per prenderlo, anche perché sono impaziente di leggere le prime recensioni degli utenti italiani (dopo il bell’articolo di Suzukimaruti del mese scorso, a cui vi rimando anziché spiegarvi io cos’è l’eeePC). Nel frattempo, il 15 gennaio sapremo qualcosa in più sugli ormai famigerati subnotebook Apple, e anche lì devo dire che mi freme il polpastrello sulla carta di credito. Vedremo.
asus eeepc subnotebook apple hardware laptop
Delurking indolore (per voi, meno per me)
gen 9, 2008 autoreferenzialità, badtaste.it, editoria, milano, traduzione
Per chi non è riuscito a venire in Mondadori l’altra sera, ecco il video del mio intervento; presentazione del libro e domande dal pubblico. Qui trovate la trascrizione delle dimenticabili baggianate da me proferite. Su BadTaste altri video e foto della serata.
Sì, ero l’unica in cosplay; no, non me ne vergogno; sì, al piano di sotto invece erano quasi tutti in cosplay quindi poi mi sono mimetizzata. Ah, guarda caso oggi è il Delurking Day: qualche mio lettore che non ha mai commentato vuole approfittarne per palesarsi, visto che ha l’occasione di farlo prendendomi in giro? Non capiterà tanto presto un altro video, eh.
In compenso, magari nei prossimi post torno a parlare d’altro. Tempi duri, su questo blog, per chi non ama Harry Potter; mi rincresce, ma i tempi duri stanno per finire.
harry-potter traduzione ilaria-katerinov mondadori doni-della-morte video
Il post che anche se non lo postavo tanto era uguale
gen 3, 2008 autoreferenzialità
Il motivo principale per cui questo blog viene aggiornato così di rado è che io comincio anche a scriverli, i post; ma poi li rileggo e mi paiono stronzate solenni, che mai potranno suscitare l’interesse di chicchessia, quindi li cestino. Siccome stasera ho bevuto una birra di troppo, vi apprestate a leggere un post sfuggito alle maglie della mia autocensura.
Sì, come vedete nella foto ho questo vizio di lavorare a letto. Ce l’ha tanta gente che lavora da casa. Ce l’avevano anche John e Yoko, ma il mio letto è un po’ più appartato.
E poi ho questo vizio, che quando devo scrivere qualcosa di minimamente creativo, devo scriverlo a mano, quadernino Muji e penna Muji e piumone Ikea. Capito perché non sono fatta per la vita d’ufficio? So che questa abitudine contrasta con la mia tecnomania (sì, è l’E90 quello che si intravede a destra; l’ho comprato, è figo anzichenò, ma il relativo post ovviamente è finito nel cestino), ma che vi devo dire.
Insomma, ho buttato giù il mio intervento per la serata di domani alla Mondadori Duomo. Pregate per me, che io non mi impappini, non dica cazzate, non spoileri involontariamente l’intero uditorio su chi muore nel settimo libro.